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lunedì 7 febbraio 2011

Non faccio preferenze. Ma tu sei tu. Tu sei la mia piccola grande cucciola nata per prima, la prima con cui ho provato l'emozione di essere mamma e la prima a chiamarmi in questo modo. La prima a farmi pipì addosso e la prima a farmi venire i capelli bianchi dalla paura. Oggi compi quattro anni ed io ti amo ogni giorno di più.
Ti vedo piccola quando dormi tutta ranicchiata in posizione fetale, con le guance rosse per il calduccio della copertina e le mani grassoccie. Ma sei anche indipendente nel tuo piccolo mondo, ti procuri il cibo, i fazzolettini, il materiale per disegnare; tagli, incolli, colori, crei dei piccoli capolavori che tappezzano la tua stanzetta.
Solo due anni fa te ne andavi a letto abbracciata alle microscopiche scarpine di un nanetto, o a una pallina dell'albero di natale, o a una carta da gioco, i tuoi innumerevoli oggetti transizionali. Le abbiamo provate tutte per farti affezionare a un peluche, o a una copertina. Nulla da fare. Ti affezionavi a tutti, ma a letto l'unica cosa che ancora vuoi con insistenza è un orecchio da tormentare. Non il tuo.
E pochi giorni fa invece mi hai dato una lezione. Mi correggo, mi hai dato lezioni di mammitudine.
Vedi mamma, tu sei brava, ma tu devi essere più brava di tutte le altre mamme. Mi devi coccolare e fare tutte le cose che dico io. La casa la devi pulire quando dormo. E poi invece quando sono sveglia, oltre a lavorare, devi giocare con me.
E non ti devi arrabbiare. E se ti arrabbi non devi sbattere più le cose come fai sempre, perchè se no si rompono. E non devi urlare, perchè altrimenti io non capisco quello che dici.
Ma qualcuno te le avrà suggerite queste cose, amore mio? Se te lo chiedo sono sicura che mi risponderai così: No, mamma, ci ho pensato da sola nel mio cervello.

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